Pubblicato da
Francesco Consalvo
•
7/10/2013
Perché giocare a The Legend of Zelda su Nintendo Switch.
Conosciamo bene la fama di questa saga, ma è sempre bello ripercorrere le ragioni per cui Zelda è davvero un'esperienza unica nel suo genere.
Leggi l'ArticoloNintendo Story - Capitolo II
~ CAPITOLO II ~
Il ragazzo, osservando il prisma, stava pensando al alta voce: “Che strano! Eppure credevo che una delle due principesse lo avrebbe dovuto far azionare…”. Mario e Luigi si avvicinarono, lui se ne accorse, si voltò e disse: “Vedo con piacere che qualcuno ci tiene a queste due fanciulle, ma finché non scoprirò cosa c’è che non funziona dovranno restare con me, il grande allenatore di Pokémon Silver!”. Estrasse una Poké Ball dalla sua cintura, la lanciò in aria e ne uscì un Dusknoir. Il Pokémon Spettro fece uscire un fuocherello dalla cavità nella sua pancia che andò diretto al corpo di Bowser, entrandogli dentro e prendendone il possesso. Silver fece un fischio e si avvicinarono al monte due grossi velivoli, il primo con un gancio prese e portò via la gabbia delle principesse, che disperate invocavano aiuto, dal secondo scesero dei robot chiamati R.O.B., i quali misero un’imbracatura al prisma per prelevarlo. Mario e Luigi guardarono atterriti la scena, mentre Silver rise, e disse loro: “Questo monte è chiamato Antica Corona e si dice che sia una parte del Monte Corona della regione di Sinnoh, però di miliardi di anni fa! Molte leggende parlano di questo prisma e dei Pokémon leggendari che contiene al suo interno, ma per farli tornare alla luce serve il potere di una principessa. Studierò più a fondo riguardo a questo argomento, ma non voglio che qualcuno mi metta i bastoni tra le ruote, perciò Bowser sbarazzati di questi tipi baffuti!”. Ritirò nella Poké Ball Dusknoir e fece uscire da un'altra Pidgeot. Salì sopra al suo Pokémon e volò via, seguito dai due velivoli. Bowser, ancora sotto l’effetto di quello spettro, emanava un’aura oscura e riprese le forze: ora era costretto ad eseguire il suo ordine, Mario e Luigi non poterono far altro che combattere.
Bowser cominciò a tempestare i suoi avversari con palle di fuoco, per poi saltare e creare un’onda d’urto. Mario riuscì ad evitare bene i colpi, e si avvicinò cautamente al Re dei Koopa. Luigi, al contrario, venne colpito in pieno dal fuoco ed esplose in aria, per poi ricadere al suolo, bruciacchiato dalla testa ai piedi. Era chiaro che i poteri di Bowser erano aumentati enormemente, e Mario si trovò faccia a faccia con il tartarugone, schivando i suoi enormi pugni e saltandogli ripetutamente in testa. Ciò non bastò, però, a mandarlo fuori combattimento e, con l’ira che accresceva ogni secondo di più, girò su se stesso per sferrare un micidiale colpo di coda. Mario fu sbalzato via e cadde dalla cima, finendo in un dirupo più basso. Luigi si sporse dal bordo e vide che suo fratello era svenuto. Sentì i passi pesanti di Bowser dietro di lui e, pur tremando di paura, ebbe un’idea. Rimase immobile finché non ebbe il suo più acerrimo nemico poco distante da dove si trovava, poi spiccò un salto in aria. Bowser, per cercare di colpirlo con un pugno, si accostò ancora di più al bordo e Luigi ne approfittò: si spostò e riuscì a centrare la sua testa, facendogli perdere l’equilibro così da farlo precipitare giù. Continuò a cadere quasi fino ai piedi del monte, e lo schianto fece alzare una nuvola di polvere. Il colpo, comunque, aveva fatto uscire dal suo corpo lo spettro, tornando quindi alla normalità. Luigi corse a soccorrere suo fratello: lo prese sulle spalle e, con tutte le sue forze, cominciò ad incamminarsi verso il castello perché potesse essere curato il più velocemente possibile. Un gruppo di Goomba, Koopa e Tipi Timidi, invece, presero Bowser e lo trascinarono fino alla regione vulcanica, dove si trovava il suo castello.
Nel frattempo, nei pressi del lago, si apre improvvisamente un tunnel spazio-temporale, dovuto all’assenza del prisma nelle vicinanze. In una radura compare un castello, costruito in mattoni che sembravano provenire dal passato. Il portone che conducevano al cortile interno si aprirono e uscirono fuori un giovane di circa 12 anni che si chiamava Link, con tunica verde e un cappuccio parlante dello stesso colore con un lungo becco, di nome Egeyo. Faceva parte di una comunità di piccoli essere chiamati Minish, e aveva assunto quella forma dopo aver subito un incantesimo da parte di un mago malvagio. Accanto al giovane c’era una principessa, anche lei ragazzina, con lunghi capelli biondi e un vestito con diademi di leggende antiche. Lei era Zelda, portatrice della sacra luce chiamata Triforza. Essendosi resi conto dell’accaduto, si guardano intorno, non sapendo precisamente cosa fare. Egeyo cerca di rassicurarli, consigliando di cercare qualcuno che vivesse da quelle parti per scoprire esattamente dove si trovavano. Dopo pochi passi si imbattono in un cartello conficcato nel terreno con scritto: “Lago Verità – Luogo dell’Essere delle Emozioni”. Incuriositi, i due giovani scrutano attentamente il lago, che era insolitamente coperto da una fitta nebbia, e notano un isoletta al centro. Da questa echeggiavano degli strani versi, i quali diventavano sempre più chiari. Un’ombra si stava avvicinando a loro, che indietreggiarono di qualche passo. Davanti a loro arrivò una piccola creatura, che volava a pelo dell’acqua. Con un attacco psichico fece levitare il cappello di Link in aria, per metterselo al suo fianco e tradurre i suoi pensieri. Attraverso la voce di Egeyo, disse: “Io sono Mesprit, Pokémon che vive nella Grotta Verità, situata al centro del medesimo lago. Sono una creatura mistica, che ultimamente non sono in una buona condizione: le distorsioni spazio-temporali che si sono verificate nella regione di Sinnoh, miliardi di anni fa, hanno trasferito alcuni dei luoghi della medesima terra nel presente. Il prisma che causa tutto ciò ospita al suo interno altri due Pokémon Leggendari, Dialga e Palkia, padroni rispettivamente del tempo e dello spazio. Un allenatore da scopi loschi ha scoperto questi strani avvenimenti, e vuole sfruttare i poteri che contiene quel prisma. Poiché i due Leggendari sono sigillati all’interno, però, non può accederne. L’unico modo è tramite il potere di una principessa che, a questo punto, credo proprio che sia tu…” Link e Zelda guardavano la scena a bocca aperta e, dopo esser stata tirata in causa, la ragazzina esclamò: “Io!? Sul serio!? Io non sapevo nulla di questa leggenda, probabilmente ti sbagli…” Mesprit rispose subito: “Non ho più dubbi: quell’allenatore venuto da lontano ha rapito due principesse di queste parti, pensando che una delle due azionasse il prisma, ma non fu così. Si vede proprio che Dialga e Palkia fremono per uscire da lì, e sono riusciti grazie ai loro poteri a portarvi in quest’epoca per rendervi più accessibili. Il loro desiderio è solo quello di evadere da quella prigione e combattere per chi li ha aiutati. Ciò, però, non deve succedere, per questo vi avverto. Sono stato utilizzato anche io, purtroppo, da quel manigoldo: mi ha manipolato con il suo Pokémon, costringendomi ad addormentare le sue due povere vittime con il mio canto. Ora cercate aiuto da qualche parte, io me ne devo rientrare nel mio antro. E siate prudenti…”. Detto questo, ripose Egeyo sulla testa di Link e se ne volò lentamente nella sua grotta. Link e Zelda si guardarono, ancora non potevano crederci che stava accadendo tutto ciò. Appena si voltarono, videro una cittadina con tutte case a forma di funghetto, e decisero di incamminarsi verso quella direzione, per cercare qualcuno che li potesse guidare.
Bowser cominciò a tempestare i suoi avversari con palle di fuoco, per poi saltare e creare un’onda d’urto. Mario riuscì ad evitare bene i colpi, e si avvicinò cautamente al Re dei Koopa. Luigi, al contrario, venne colpito in pieno dal fuoco ed esplose in aria, per poi ricadere al suolo, bruciacchiato dalla testa ai piedi. Era chiaro che i poteri di Bowser erano aumentati enormemente, e Mario si trovò faccia a faccia con il tartarugone, schivando i suoi enormi pugni e saltandogli ripetutamente in testa. Ciò non bastò, però, a mandarlo fuori combattimento e, con l’ira che accresceva ogni secondo di più, girò su se stesso per sferrare un micidiale colpo di coda. Mario fu sbalzato via e cadde dalla cima, finendo in un dirupo più basso. Luigi si sporse dal bordo e vide che suo fratello era svenuto. Sentì i passi pesanti di Bowser dietro di lui e, pur tremando di paura, ebbe un’idea. Rimase immobile finché non ebbe il suo più acerrimo nemico poco distante da dove si trovava, poi spiccò un salto in aria. Bowser, per cercare di colpirlo con un pugno, si accostò ancora di più al bordo e Luigi ne approfittò: si spostò e riuscì a centrare la sua testa, facendogli perdere l’equilibro così da farlo precipitare giù. Continuò a cadere quasi fino ai piedi del monte, e lo schianto fece alzare una nuvola di polvere. Il colpo, comunque, aveva fatto uscire dal suo corpo lo spettro, tornando quindi alla normalità. Luigi corse a soccorrere suo fratello: lo prese sulle spalle e, con tutte le sue forze, cominciò ad incamminarsi verso il castello perché potesse essere curato il più velocemente possibile. Un gruppo di Goomba, Koopa e Tipi Timidi, invece, presero Bowser e lo trascinarono fino alla regione vulcanica, dove si trovava il suo castello.
Nel frattempo, nei pressi del lago, si apre improvvisamente un tunnel spazio-temporale, dovuto all’assenza del prisma nelle vicinanze. In una radura compare un castello, costruito in mattoni che sembravano provenire dal passato. Il portone che conducevano al cortile interno si aprirono e uscirono fuori un giovane di circa 12 anni che si chiamava Link, con tunica verde e un cappuccio parlante dello stesso colore con un lungo becco, di nome Egeyo. Faceva parte di una comunità di piccoli essere chiamati Minish, e aveva assunto quella forma dopo aver subito un incantesimo da parte di un mago malvagio. Accanto al giovane c’era una principessa, anche lei ragazzina, con lunghi capelli biondi e un vestito con diademi di leggende antiche. Lei era Zelda, portatrice della sacra luce chiamata Triforza. Essendosi resi conto dell’accaduto, si guardano intorno, non sapendo precisamente cosa fare. Egeyo cerca di rassicurarli, consigliando di cercare qualcuno che vivesse da quelle parti per scoprire esattamente dove si trovavano. Dopo pochi passi si imbattono in un cartello conficcato nel terreno con scritto: “Lago Verità – Luogo dell’Essere delle Emozioni”. Incuriositi, i due giovani scrutano attentamente il lago, che era insolitamente coperto da una fitta nebbia, e notano un isoletta al centro. Da questa echeggiavano degli strani versi, i quali diventavano sempre più chiari. Un’ombra si stava avvicinando a loro, che indietreggiarono di qualche passo. Davanti a loro arrivò una piccola creatura, che volava a pelo dell’acqua. Con un attacco psichico fece levitare il cappello di Link in aria, per metterselo al suo fianco e tradurre i suoi pensieri. Attraverso la voce di Egeyo, disse: “Io sono Mesprit, Pokémon che vive nella Grotta Verità, situata al centro del medesimo lago. Sono una creatura mistica, che ultimamente non sono in una buona condizione: le distorsioni spazio-temporali che si sono verificate nella regione di Sinnoh, miliardi di anni fa, hanno trasferito alcuni dei luoghi della medesima terra nel presente. Il prisma che causa tutto ciò ospita al suo interno altri due Pokémon Leggendari, Dialga e Palkia, padroni rispettivamente del tempo e dello spazio. Un allenatore da scopi loschi ha scoperto questi strani avvenimenti, e vuole sfruttare i poteri che contiene quel prisma. Poiché i due Leggendari sono sigillati all’interno, però, non può accederne. L’unico modo è tramite il potere di una principessa che, a questo punto, credo proprio che sia tu…” Link e Zelda guardavano la scena a bocca aperta e, dopo esser stata tirata in causa, la ragazzina esclamò: “Io!? Sul serio!? Io non sapevo nulla di questa leggenda, probabilmente ti sbagli…” Mesprit rispose subito: “Non ho più dubbi: quell’allenatore venuto da lontano ha rapito due principesse di queste parti, pensando che una delle due azionasse il prisma, ma non fu così. Si vede proprio che Dialga e Palkia fremono per uscire da lì, e sono riusciti grazie ai loro poteri a portarvi in quest’epoca per rendervi più accessibili. Il loro desiderio è solo quello di evadere da quella prigione e combattere per chi li ha aiutati. Ciò, però, non deve succedere, per questo vi avverto. Sono stato utilizzato anche io, purtroppo, da quel manigoldo: mi ha manipolato con il suo Pokémon, costringendomi ad addormentare le sue due povere vittime con il mio canto. Ora cercate aiuto da qualche parte, io me ne devo rientrare nel mio antro. E siate prudenti…”. Detto questo, ripose Egeyo sulla testa di Link e se ne volò lentamente nella sua grotta. Link e Zelda si guardarono, ancora non potevano crederci che stava accadendo tutto ciò. Appena si voltarono, videro una cittadina con tutte case a forma di funghetto, e decisero di incamminarsi verso quella direzione, per cercare qualcuno che li potesse guidare.
Di Matteo G.
<Capitolo 1 Capitolo 3>
Nessun commento: